CITTA' DELLA SCIENZA. ALL'INDOMANI DELL'INCENDIO, QUELLO CHE RESTA? POCO O NULLA.
05.03.2013 11:27
Della sciagura di "coroglio", si contano i danni.
NAPOLI - Svegliarsi con la rabbia, e il cuore un po’ a pezzi. Città della Scienza, il science centre napoletano (il più grande nel nostro Paese) non esiste più. Raso al suolo, bruciato in una notte. La città di Napoli ha perso un organo vitale delle sua vita culturale, per non parlare dei posti di lavoro andati in fumo. Dell’origine del rogo ancora non si sa nulla, sono già circolate voci sul dolo (qualcuno ha parlato di 4 diversi focolai) ma si tratta di nulla più che gossip. Come può vaporizzarsi in una sola notte una struttura così grande? Evidentemente può (da ricordare che sorgeva in un vecchio stabilimento siderurgico degli inizi del ’900, la cui anima era di legno). Qualcuno fa notare che ci sono un po’ troppe coincidenze: quattro capannoni che bruciano in una notte come cerini, proprio il lunedi sera quando è tutto chiuso e non c’è pericolo per nessuno (e quasi nessuno a dare l’allarme).
Una ferita, una voragine aperta in uno storico quartiere napoletano, Bagnoli, centro della classe operaia napoletana del secolo scorso, rinato poi grazie al progetto CdS puntando sull’industria della cultura (cultura sì, perché anche se nel nostro paese si fa fatica ad ammetterlo la scienza è cultura). Un quartiere bellissimo fino a ieri, in riva al mare, dove il museo era parte della vita quotidiana, anche, fra le tante cose, un posto dove portare i bambini a giocare (ed è una cosa importante). Un museo aperto alla città, non uno spazio recintato dove entrare con reverenza, ma un luogo dove interagire, dove passare il proprio tempo e dove imparare anche qualcosa (perché no?).
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